Business plan e piani industriali
Anzitutto un chiarimento: di seguito parleremo di “business plan” riferendoci anche al “piano industriale”, in quanto i due concetti hanno delle sostanziali analogie per le questioni che tratteremo in questo approfondimento
Si parla infatti di:
- Business Plan laddove il documento si riferisca a una nuova iniziativa (una startup, una nuova divisione di un’azienda, un nuovo progetto, ecc.);
- Piano Industriale se il documento si riferisce alle previsioni delle evoluzioni nei prossimi anni di attività economiche già in essere.
Per certi (pochi) aspetti le due tipologie di documenti possono assumere caratteristiche diverse, ma gli elementi di cui parleremo ad entrambe.
Da cosa è costituito un business plan?
Il business plan è composto da una sezione “quantitativa” e una “descrittiva”.
- La sezione quantitativa è costituita dal conto economico, lo stato patrimoniale, e il rendiconto finanziario, ed espone in cifre le previsioni economico-finanziarie.
- La sezione descrittiva espone in maniera esaustiva tutti gli elementi che consentano al lettore di conoscere in maniera approfondita l’azienda e il suo contesto e valutare le basi sulle quali sono state effettuate le previsioni sul futuro andamento del business.
Quando si redige un business plan?
Normalmente si redige un business plan allorché ci si affaccia al mercato dei capitali, per reperire investitori (soprattutto per le startup) e/o finanziatori (tipicamente le banche) oppure per partecipare a bandi per la concessione di contributi.
Tuttavia il business plan rappresenta anche un ineludibile elemento che rende gli assetti aziendali adeguati, alla luce della recente riforma del codice civile (art. 2086) e alla nuova legge sulla crisi d’impresa. Ciò vale certamente per la parte “quantitativa”; tuttavia, a nostro avviso, anche l’elaborazione della parte descrittiva può avere una notevole rilevanza, in quanto rappresenta, per l’imprenditore e il management, un importante momento di riflessione sullo stato dell’azienda e del contesto economico in cui opera, sulla strategia e sulle evoluzioni future.
Quali sono i 3 elementi + 2 che non possono mancare in un business plan fatto bene?
Tra le molte informazioni che compongono un business plan, i 3 elementi che non possono assolutamente mancare sono:
- Un’approfondita descrizione degli assetti aziendali. Come avremo modo di vedere in un prossimo post dedicato a questo argomento, il codice civile (art. 2086) e la legge sulla crisi d’impresa impongono agli imprenditori che operano in forma societaria di istituire un “assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa”. È ovvio che l’investitore, il finanziatore o la Pubblica Amministrazione che devono affidare del denaro all’impresa siano molto interessati a capire se essa sia organizzata in maniera tale da rilevare il rischio di una prossima crisi con sufficiente anticipo. Da questo punto di vista è importante tenere presente che, nella grande parte dei casi, rendere espliciti i rischi di una prossima crisi potenziale non pregiudica, di per sé, l’accesso al credito: come avremo modo di approfondire in uno dei prossimi post, alcune banche hanno delle divisioni dedicate a queste, che alcune chiamano “special situation”; tuttavia, poiché gli strumenti e gli interlocutori sono diversi, è fondamentale che nel business plan si dia evidenza della reale capacità dell’azienda, attraverso la sua organizzazione, di prevedere tempestivamente eventuali situazioni di crisi e di quale sia la situazione corrente.
- L’illustrazione degli elementi sulla base dei quali poggiano le previsioni dei ricavi prospettici. È evidente che gli elementi che stanno alla base di tutte le previsioni espresse nella sezione quantitativa del business plan sono i ricavi prospettici: da essi discendono molti dei costi (soprattutto quelli variabili), le variazioni del capitale circolante e di conseguenza l’evoluzione della situazione patrimoniale e finanziaria. Ovviamente nessuno dispone di una sfera di cristallo che consenta di garantire l’assoluta correttezza delle stime sul futuro andamento dei ricavi; tuttavia è essenziale l’adozione e la descrizione nel business plan di una solida metodologia previsionale, sia essa basata sulla proiezione dei ricavi degli esercizi precedenti e/o sul confronto dell’andamento di settore e/o su indagini di mercato.
- L’illustrazione dettagliata delle assunzioni effettuate. Le previsioni del business plan si basano su un’ampia serie di assunzioni: ad esempio l’incidenza dei costi variabili sul fatturato per la determinazione del margine commerciale, i giorni medi di rotazione del magazzino per la determinazione delle rimanenze a fine esercizio, i giorni medi di dilazione degli incassi dai clienti ai fini della determinazione dei crediti commerciali, ecc. Queste assunzioni hanno una grande rilevanza sui risultati finali in termini di redditività aziendale, solidità patrimoniale e posizione finaziaria: ad esempio una variazione in aumento di 30 giorni del tempo medio dei pagamenti ai fornitori può avere un impatto molto elevato sui debiti verso i fornitori di fine esercizio e, attraverso questi, sulla posizione finanziaria netta dell’azienda e su DSCR, una variabile essenziale per la valutazione della capacità di rimborso dei debiti utilizzata dalle banche. Ciò detto, è chiaro che dare un’adeguata evidenza nel business plan delle assunzioni effettuate è un’informazione essenziale.
Oltre ai 3 elementi sopra descritti, vi sono 2 ulteriori elementi che sono essenziali nel caso in cui il business plan si riferisca a una startup, ma che talvolta possono essere molto rilavanti anche nel caso di piani industriali di aziende consolidate:
- Una descrizione dettagliata delle esperienze e competenze dello “startuper” e del management team
- Un’esposizione esaustiva del business model e degli elementi di innovazione sui quali esso si basa.
Ma questa è un’altra storia, di cui parleremo in uno dei prossimi post…