L’importanza del controllo dell’andamentale bancario
Come ben noto ormai alla maggior parte dei nostri clienti lo studio ha da tempo implementato un’intera area dedicata alla consulenza aziendale.
La nostra struttura non ha atteso che l’entrata in vigore delle regole imposte dal CCII rilevasse il tema degli adeguati assetti (organizzativi-amministrativi e contabili) come fondamentale per il controllo della “salute” dell’impresa e, di conseguenza, la prevenzione di eventuali stati di crisi, per
occuparsi dei temi fondamentali di natura aziendalistica.
Sulla scorta di tali evidenze e dell’esperienza maturata nei progetti che seguiamo, possiamo affermare che uno dei temi che emerge in maniera preponderante è la necessità che impresa e banca parlino lo stesso linguaggio.
Vi è infatti da segnalare che l’European banking authority (“EBA”) ha introdotto precisi orientamenti per gli enti creditizi che vanno a regolare i rapporti di affidamento con i clienti e gli istituti di credito hanno tempo fino al 30 giugno prossimo per uniformarsi a tali regole sicuramente più stringenti
rispetto al passato.
Perché ciò sia possibile è di fondamentale importanza che l’imprenditore sfrutti realmente gli strumenti di previsione e di controllo aziendalistico, imparando a strutturare i documenti, che son alla base della documentazione richiesta dalla banca, fin dall’origine, cioè fin dalla redazione del
bilancio.
L’importanza del Business Plan e del Bilancio ESG
Tutti gli imprenditori conoscono il set documentale richiesto fino a ieri dalle banche, ma pochi prestano attenzione alle evoluzioni che porteranno ad una sempre maggiore richiesta di redazione del business plan e se possibile di rendicontazione ESG.
Oltre a quanto sopra l’analisi dell’andamentale dell’azienda e quindi delle informazioni contenute nella Centrale Rischi di Banca d’Italia, ha per gli Istituti di Credito un peso significativo rispetto alla valutazione dell’impresa:
– Fino all’80% dello scoring per le PMI;
– Dal 45 al 50% per le imprese più strutturate.
Banca d’Italia raccoglie i flussi informativi di tutti gli Istituti di credito che partecipano alle segnalazioni e che intrattengano con il cliente rapporti di affidamento diversi, superiori a 30.000 euro (CRIF invece raccoglie le esposizioni inferiori o uguali a 30.000 euro).
Da tale estrema sintesi si può giungere alla seguente considerazione: se per primo l’imprenditore non impara a comprendere i propri dati non sarà in grado di rapportarsi correttamente con gli Istituti di credito.
Capita spesso, infatti, che la prima fonte di informazione per la Banca, il bilancio, non rappresenti correttamente la situazione aziendale:
– L’ammontare degli utilizzi “per cassa” risultante dalla Centrale dei rischi dovrebbe avvicinarsi (i minimi scostamenti sono comprensibili) al debito evidenziato nella voce D4 del passivo di Stato patrimoniale;
– Ci dovrebbe essere armonia tra la voce dei crediti e i tempi medi di incasso e l’ammontare dei crediti anticipati e l’utilizzo di autoliquidante;
– Bisognerebbe controllare i tempi di incasso clienti e pagamento fornitori anche al fine di tenere contenuto l’ammontare di CCN (capitale circolante netto), la cui esplosione è segnale di cattiva gestione del ciclo commerciale dell’impresa;
– Vi dovrebbe essere armonia, soprattutto per una corretta gestione aziendale, tra i crediti già scaduti, il cui incasso risulta incerto, e l’accantonamento nella voce B10d) del Conto economico (svalutazione crediti).
Questo solo per fare degli esempi, ricordando ancora che le garanzie personali (fideiussioni, avalli, altre) devono essere rappresentate in Nota Integrativa, che deve cercare di integrare tutte le informazioni non facilmente rinvenibili nel Bilancio, soprattutto se redatto in forma abbreviata.
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